Adesso sono a casa a Matera, sono rincretinito fatto, praticamente non ho chiuso occhio...
ottobre 2000.
Emozioni oltre
Sono arrivato per tempo alla fermata del pullman che tutti i giorni fa la spola tra Milano e Matera. Pochi sanno che in assenza di un decente collegamento ferroviario, dal piazzale Duca d'Aosta, vicino alla Centrale, giornalmente partono due pullman, uno al mattino ed uno alla sera, che fermano nel bel centro di Matera, permettendo, nel mio caso, un comodo e rilassante viaggio notturno; partenza alle 22.00, arrivo alle 8.30 del mattino, a 2 minuti a piedi da dove abito, vicino alla piazza centrale. Il pullman arriva da Torino, per cui qualche minuto di ritardo è normale. Dopo una decina di minuti di attesa eccolo spuntare, riconoscibile dal colore rosso che contraddistingue tutti gli automezzi della linea Marino. E' un pullman a due piani, già pieno di passeggeri, per cui salgo i gradini per raggiungere il secondo piano. E' la seconda volta che viaggio su quei pullman, la società ha smesso di rimborsarmi i viaggi settimanali in aereo a seguito del mio trasferimento da Pisticci a Cesano Maderno già da qualche settimana, e Tina, la mia attuale compagna, con i nostri due figli Marco e Francesca non si sono ancora trasferiti su. Non ricordo esattamente la data degli eventi che sto raccontando, siamo grosso modo ad ottobre del 2000. Salito al piano superiore trovo quel che cerco, due posti affiancati liberi, nella parte sinistra a metà circa del corridoio; scelgo quello vicino al finestrino, mi è sempre piaciuto poter guardare fuori, fin da quando da giovane andavo a Pesaro in treno con la mia famiglia. Con me salgono parecchi altri passeggeri, tutti con biglietto ma senza posto prenotato, per cui ciascuno si può accomodare dove meglio crede. Con borse piene e pacchi arrivano poco dopo due ragazze di poco più di 20 anni, cercano anche loro due posti vicini, ma io ho occupato la loro unica possibilità; si guardano intorno e, notando che dietro di me c'è una ragazza da sola seduta accanto al finestrino, mi fissano e mi chiedono se voglio passare dietro e lasciarle i due posti che così si sarebbero liberati. Ci penso solo per un attimo ma poi rispondo di no, voglio restare vicino al finestrino, e così, rassegnate, si siedono l'una avanti all'altra nei due sedili centrali verso il corridoio. Dopo un po' di trambusto si sente il soffio delle porte che si chiudono, il pullman sta iniziando a muoversi ed io mi sto godendo dal mio finestrino l'uscita da Milano col traffico che ci scorre a fianco; dopo circa una ventina di minuti imbocchiamo l'autostrada del sole e il paesaggio, nel buio, diventa indistinguibile e mi concilia nel tentare un riposo; intanto la ragazza che sta accanto a me è rigirata all'indietro per parlare con la sua amica. Bastano pochi minuti per rendermi conto di come sia stata sbagliata e peregrina la mia idea di stare vicino al finestrino: il mio metro e ottanta di altezza mal si concilia con l'esiguo spazio tra il mio sedile e quello di fronte; non riesco a trovare una posizione che mi vada bene, mi contorco, le sto provando tutte... Dopo circa dieci minuti arriviamo alla stazione di servizio di san Zenone; è la prima sosta, per permettere ai viaggiatori saliti a Torino di sgranchirsi le gambe e all'autista di bersi un caffè; a Milano nessuno poteva scendere. Le due ragazze, anche se appena salite, pure loro si alzano e scendono; per un attimo posso finalmente allungare le gambe, poi mi alzo e mi guardo intorno.Tu (ti chiamerò così d'ora in avanti, ragazza che siedi nella fila dietro vicino al fiestrini), seduta, mi stai osservando, molto probabilmente hai notato le mie contorsioni; hai un sorriso tra l'ironico ed il comprensivo, sorriso che da luce al tuo viso contornato da capelli e occhi scuri; la tua taglia, decisamente più minuta della mia, ti permette di trovarti perfettamente a tuo agio nell'esiguo spazio a disposizione. Per una frazione di secondo ti sorrido anche io e poi assumo un'aria dubitativa; alla fine ti dico che magari, se non ti dispiace, potrei sedere accanto a te per lasciare il posto alle due ragazze appena scese. Dopo la tua risposta affermativa, del tipo "saranno ben contente...", mi sfilo rapidamente dal sedile e mi siedo dietro, col corridoio a mia disposizione per allungare le gambe, che meraviglia... Dopo poco risalgono le due ragazze che esultano nel trovarsi a disposizione i due posti vicini...
E così dopo poco il viaggio continua, si chiudono le porte col solito soffio, le luci del corridoio vengono spente e lasciate accese solo quelle di lettura. Tu, a fianco, stai leggendo, io finalmente sono comodamente piazzato con le gambe lungo il corridio. Notoriamente non sono molto socevole quando viaggio, parlo poco, ed anzi mi disturbano coloro che, mentre tenti di ri posare o di prendere sonno, incominciano a parlare ed a raccontare di tutto, totalmente insensibili ad ogni tentativo di interruzione o di svicolamento...